Blockchain e diritto d’autore – Parte 1: Un problema di data

Blockchain

L’ascesa della blockchain è stato un evento rivoluzionario in molti settori, compreso il diritto d’autore. Il fatto di fornire una data certa di creazione è solo la punta dell’iceberg delle nuove opportunità offerte agli artisti, ma merita comunque di essere trattato.

La proprietà di un’opera, un problema di data

La regola è semplice: l’autore di un’opera è titolare ab initio del diritto d’autore.

Tuttavia, poiché la proprietà si acquisisce tramite la semplice creazione, senza alcun obbligo di registrazione, l’autore spesso non conserva alcuna traccia della prima data della creazione.

Per semplicità, si presume che la persona che commercializza l’opera sotto il suo nome sia l’autore e il titolare dei diritti su quest’ultima. Tuttavia, tale meccanismo non è esente da errori.

Ad esempio, il signor A potrebbe aver creato un’opera senza divulgarla, considerando necessarie alcune modifiche prima della pubblicazione. Il signor B potrebbe venire a conoscenza di questa opera incompiuta e pubblicarla sotto il suo nome, diventando così il presunto titolare dell’opera. Stando a queste condizioni, il signor A potrà rivendicare la proprietà dell’opera solo se riuscirà a dimostrare di averla creata in data antecedente alla pubblicazione da parte del signor B. Questa operazione potrebbe rivelarsi molto complicata per il signor A, se quest’ultimo non ha conservato tracce datate delle varie fasi della creazione.

La proprietà di un’opera è quindi strettamente legata alla prova della data di creazione: colui che dimostra per primo di aver creato un’opera ne è il legittimo proprietario.

Le soluzioni tradizionali

Poiché la questione dell’anteriorità non è nuova, in passato sono state elaborate diverse soluzioni per conservare tracce datate delle diverse fasi della creazione. Le più note sono :

  • Il deposito presso una società di autori (per esempio, la SIAE in Italia e la SACEM in Francia),
  • L’invio a se stessi di una lettera raccomandata contenente l’opera,
  • La particolarità francese dell’envelope Soleau (da qualche tempo disponibile anche in versione digitale, e-Soleau | INPI.fr) o,
  • Il deposito presso un notaio.

Le soluzioni fornite dalla blockchain

La blockchain è una sorta di registro pubblico dove tutte le transazioni sono certificate e archiviate in una catena di blocchi di dati. Ogni nuova transazione riceve un time-stamp, viene memorizzata in un nuovo blocco e viene collegata in modo inseparabile al blocco precedente tramite la creazione di un “hash”. La certificazione avviene attraverso la comunità dei “minatori”, i membri della blockchain.

In generale, rispetto alle soluzioni tradizionali, i vantaggi della blockchain sono:

  1. La possibilità di registrare tempestivamente tutti i “progressi” nella concezione di un’opera affinché nel momento stesso del perfezionamento il creatore abbia la prova della data certa della sua creazione e degli step precedenti;
  2. La facilità di deposito e la possibilità di verificare la data di creazione in qualsiasi momento in qualsiasi parte del mondo da parte di qualsiasi persona;
  3. L’immutabilità della registrazione: una volta che la transazione è registrata sulla blockchain è impossibile cancellarla o modificarla.

Ci sono due soluzioni per stabilire la prova di una data certa su blockchain: “hashing” e l”NFT”.


  1. L’hashing

Un “hash” dell’opera viene generato utilizzando un algoritmo di “hash”, cioè una sequenza di bit strettamente legata ai dati del file che contiene l’opera. L’“hash” così generato viene poi registrato su blockchain per dargli una data certa.

Poiché l’”hash” identifica in modo univoco il file contenente l’opera e l’“hash” è stato registrato su blockchain, sarà possibile provare la data certa di creazione dell’opera.

Tuttavia, bisogna avere l’accortezza di non perdere il file originale, poiché, da un lato, esso non sarà registrato su blockchain e, dall’altro, non è possibile recuperare il file originale dal solo “hash”. Se si perde il file originale, non si potrà più provare nulla.


  1. L’NFT

L'”NFT” (Non-Fungible Token) può essere semplicemente definito come un certificato di proprietà registrato su blockchain. Questo certificato ha diversi attributi (metadati) quali: un nome, un simbolo, un “hash” unico, un timestamp, ecc.

L’“NFT” ha il vantaggio di ridurre significativamente la possibilità di perdere il file originale. Infatti, il file originale non sarà conservato sul computer dell’autore, ma alternativamente “on-chain” o “off-chain”.

Quando il file è memorizzato “on chain”, è intrinseco all’NFT e sarà immutabilmente e indefinitamente registrato sulla blockchain. Tutto ciò è fantastico ma ha un grande inconveniente: il costo di memorizzazione sulla blockchain ammonta a diverse decine di euro per ogni singolo kilobyte (kb)!

D’altra parte, quando il file è memorizzato “off-chain”, cioè su server che possono essere centralizzati o decentralizzati (IPFS), l’NFT contiene solamente l’indirizzo dove si trova il file, detto “tokenURI”, permettendo così di identificarlo e ritrovarlo facilmente, riducendo allo stesso tempo notevolmente il costo di stoccaggio.

Per dare un esempio giocoso: è come una caccia al tesoro! L’hashing ci descrive il tesoro ma non ci dice dove si trova. L’NFT “off-chain” ci descrive il tesoro e ci fornisce la mappa del tesoro. L’NFT “on-chain” contiene il tesoro.

In conclusione, sebbene non ci sia ancora un consenso sul valore probatorio della blockchain, c’è una tendenza verso la creazione di registri decentralizzati basati su blockchain, come dimostrato dal recente progetto della SIAE. Il cambiamento potrebbe essere proprio dietro l’angolo.